mercoledì 20 aprile 2016

UN VIAGGIO TRISTE

PAPA  FRANCESCO A LESBO: "I PROFUGHI NON SONO NUMERI ,MA PERSONE"



-È un viaggio un po’ diverso dagli altri. Nei viaggi apostolici noi andiamo a fare tante cose, a vedere la gente, a parlare, c’è anche la gioia dell’incontro. Questo è un viaggio segnato della tristezza. E questo è importante: è un viaggio triste-, dice Francesco sul volo che lo porta a Lesbo per incontrare i profughi e la gente dell’isola. Il viaggio lampo del Papa a Lesbo è iniziato sabato mattina 16 Aprile e si è concluso nel pomeriggio con il rientro di Bergoglio a Roma.
Sullo stesso aereo, anche 12 profughi, ritenuti tra i più vulnerabili, che il Pontefice ha chiesto di portare con sé in Vaticano.


Papa Francesco a Lesbo

IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO AI MIGRANTI



Cari fratelli e sorelle,
oggi ho voluto stare con voi. Voglio dirvi che non siete soli. In questi mesi e settimane, avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e – quel che è forse più difficile – senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell’attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente.
Sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità.
Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi. Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l’Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi. Sì, moltissimo resta ancora da fare. Ma ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C’è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci.
Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza! Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri. Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno e immediatamente si fermò per soccorrerlo. Per noi è una parabola che si riferisce alla misericordia di Dio, la quale si rivolge a tutti. Lui è il Misericordioso. È anche un appello a mostrare quella stessa misericordia a coloro che si trovano nel bisogno. Possano tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo continente, come il Buon Samaritano, venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia.
Cari fratelli e sorelle, Dio benedica tutti voi, in modo speciale i vostri bambini, gli anziani e coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Vi abbraccio tutti con affetto. Su di voi e su chi vi accompagna invoco i doni divini di fortezza e di pace.


Oggi i redattori del giornalino hanno letto le notizie relative al viaggio del Papa a Lesbo;hanno discusso sulle stragi dei migranti in mare e riflettuto sui valori dell'accoglienza e dell'integrazione;hanno realizzato una mappa delle idee e prodotto un testo da inserire nel prossimo numero del giornalino.


Alcuni utilizzando come modello la poesia "Senza valigia"si sono cimentati nella produzione ti un testo poetico.  

SENZA VALIGIA

Non ha neanche una valigia,
scappa via da fame e guerra,
vita dura,brutta e grigia
gli riserva la sua terra.
Così dentro ad un barcone,
prende il mare e scappa via,
dentro il cuore un'emozione,
paura,speranza e nostalgia.
Quando arriva (e non è detto)
cosa trova che lo attende?
Anche qui poco rispetto,
diffidenza e amore niente.
Prova a star dalla sua parte,
prova a vivere in disparte.
Cosa senti, come stai?
Se lo provi capirai!
Prendi allora la sua mano
pur se viene da lontano,
è un fratello e mi par giusto
che nel mondo trovi un posto.


































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